MILANO: UNA VITA DA CLOCHARD

RICERCA QUALITATIVA

Nel fremito generale per l’Esposizione Universale del 2015, Milano si apprestava a diventare il punto di vista privilegiato sul mondo. EXPO è stata l’ombelico del mondo dal 1° Maggio al 31 Ottobre.

 

Innovazione, modernità e migliorie dei servizi urbani erano argomenti all’ordine del giorno.

 

Il tema dell’alimentazione, Nutrire il pianeta, Energia per la Vita, accoglieva l’interesse di tutti, così come l’educazione alimentare coinvolgeva scuole, comuni e associazioni, dando il via a differenti progetti di natura socio-educativa.

C’era tuttavia, un altro aspetto che EXPO 2015 ha portato alla luce: la mancanza di cibo in alcune zone del mondo. Dal punto di vista sociologico, “alcune zone del mondo” significa anche dietro l’angolo di casa nostra: dalle panchine di un parco o quelle di una stazione… e riguarda in special modo i clochard. Persone che ogni giorno combattono contro il freddo, il vandalismo, la fame ma, soprattutto, l’indifferenza sociale.

 

E se da un lato c’era chi lamentava che i clochard, gli emarginati delle grandi aree metropolitane, avrebbero minacciato l’immagine di Milano, come città pulita e perfetta, ecco che all’interno di EXPO 2015 c’era  posto anche per loro.

Diversi progetti hanno posto l’attenzione sui senzatetto e la mobilitazione era tanta. C’è stato chi ha cucinato per loro e chi, prima ancora della grande esposizione, gli ha offerto un pasto completo al costo di un euro.

 

Tra polemiche, aiuti solidali, grandi progetti e alti palazzi in costruzione, i clochard milanesi cosa pensavano di questa grande occasione per l’Italia intera? Che posizione occupava e/o voleva occupare nella grande vetrina sul mondo?

E’ da questo interrogativo che nasce l’idea di una ricerca sociale che ha voluto indagare sul fenomeno dei senzatetto in un periodo di così tanto fermento ed attesa sociale.

 

L’interesse a guardare all’EXPO 2015 da un altro punto di vista e con gli occhi di chi al nutrimento non guarda più come a un diritto ma, come sfida quotidiana.

 

La tecnica metodologica che abbiamo utilizzato non è quella di un’indagine quantitativa, perché il nostro obiettivo non era guardare ai numeri ma, alle storie che alcuni di loro ci hanno voluto raccontare. Queste narrazioni sono state unite alla potenza della sociologia visuale che, tra foto e video, ha raccolto testimonianze, luoghi e situazioni che hanno permesso di analizzare più realisticamente l’oggetto di studio.

 

Expo è stato un punto di partenza, infatti il lavoro di ricerca ha guardato l'evolversi dei progetti messi in atto e il lavoro di diverse associazioni anche negli anni a venire, fino ad oggi.

 

La ricerca verrà presto concretizzata in una pubblicazione editoriale.